Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo

Testimonianze storiografiche acclarano che in epoca romana la conca dell’allora Segusio vedesse la coltivazione degli ulivi, probabilmente più per produrre olio per lampade che per uso alimentare, diffusa nella zona di Gravere, Susa, Giaglione, Mompantero e Foresto.

Negli anni della “controglaciazione”, a cavallo tra 1300 e 1400, la coltivazione si estese, per essere poi abbandonata probabilmente negli anni intorno al 1600, che furono molto freddi in tutta l’Europa. Oggi la produzione di olio è ripresa in Valle di Susa e nella vicina Cumiana, all’imbocco della Val Chisone, e dopo un primo periodo “eroico” e sperimentale non è più solo l’avventura di alcuni appassionati.

Ulivi ad Almese

I produttori valsusini, per ora ancora quasi tutti hobbisti, hanno messo a dimora circa 1400 piante, ma altri appassionati si stanno aggiungendo. Per tutti la reddidività è attorno al 14-15%, vale a dire 15 litri di prodotto per quintale di olive raccolte e spremute, ovviamente a freddo.

La pianta inizia a produrre sin dai primi anni dall’impianto e richiede cura, ma molto meno della vite: si accontenta di un po’ d’acqua, magari con un sistema di microirrigazione, e della potatura necessaria, ed è quindi una coltivazione potenzialmente molto adatta anche al recupero dei terreni incolti che, come abbiamo avuto modo di sperimentare negli scorsi mesi, sono molto pericolosi in caso di incendi.