Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Il nome gipeto (in copertina in una spettacolare foto di Elio Cavallo), anche noto come avvoltoio barbuto o avvoltoio degli agnelli, deriva dal greco gyps (avvoltoio) e aetos (aquila). Il gipeto è un animale diurno e necrofago, quindi abituato a cibarsi di carcasse, in particolare di ossa e midollo. Rispetto agli avvoltoi il gipeto ha ali più strette, con piume timoniere e remiganti più lunghe e, osservandolo in volo, ricorda un grosso falco. Grazie alle ali strette ed alla coda molto manovrabile, è in grado di compiere singolari acrobazie aeree in spazi ridotti.
Non prende una lunga rincorsa per decollare ed a volte attua un volo tipico del gheppio e del falco, detto "Spirito Santo", che consiste in un volo battuto senza spostamenti. Un esemplare adulto può arrivare a raggiungere i 115 cm di lunghezza, di cui oltre una quarantina di coda, pesare mediamente tra 5 e 7 kg, mentre l'apertura alare ha un'ampiezza che può estendersi fino a 282 centimetri. La femmina, addirittura, è un po' più grande del maschio. Poiché non vi sono differenze visive tra i due sessi, lo stesso viene determinato dall'analisi del DNA.
Gipeto a volo radente - Dante Alpe
Avvezzo a nidificare sui dirupi, il gipeto depone una o due uova per nidiata ed è uno dei più rari avvoltoi europei, benché sia diffuso anche in Africa, India e Tibet. Per nutrirsi lascia cadere le carcasse da grandi altezze, facendo sì che toccando il suolo esse si frantumino, agevolandogli la nutrizione. I suoi artigli sono adatti per trasportare la preda, così come avviene per i rapaci, ma non sono così predisposti per la necrofagia come invece nel caso del grifone.Tuttavia gli studi della specie dimostrano come il gipeto si stia evolvendo nel tempo, perdendo la capacità predatoria e modificando la struttura del becco e delle zampe.
Il gipeto ha una bocca di grande ampiezza, è privo di gozzo ed ha una parete dell'esofago indurita dalla cheratina, il che gli permette di nutrirsi di ossa anche lunghe 20/30 cm, digerite da succhi gastrici molto acidi che ne sciolgono i sali minerali. Ogni giorno una coppia di gipeti si alimenta di circa 1 kg di cibo, che aumenta ad un kg e mezzo durante il periodo di allevamento del piccolo.Per tale motivo i gipeti, necessitando di molte carcasse, occupano territori dalle estensioni molto ampie, spesso superiori ai 300 kmq.
Aerodinamico come un gipeto - Marco Cantore Wild Photo
Il gipeto si caratterizza per colori differenti a seconda della zona presa in esame: nelle nostre zone il ventre e la testa hanno piume chiare, mentre dorso ed ali sono scure. Su queste ultime, le penne timoniere e copritrici sono grigio scure, ma con un rachide che ha sfumature più chiare. Il capo è completamente bianco con vibrisse nere intorno all'occhio che raggiungono la zona sotto il becco, assumendo l'aspetto di una barba. Quando il gipeto è particolarmente eccitato, l'anello membranoso rosso che circonda la sua iride gialla assume un colore particolarmente intenso e diventa più evidente.
Il piumaggio ha una caratteristica particolare nell'esemplare adulto, quando il petto ed il ventre diventano color ruggine. Le ipotesi di questa variazione sono molteplici, ma quella che pare essere più reale è dovuta all'ambiente. Il gipeto ha infatti l'abitudine, non si sa per quale ragione, di effettuare veri e propri bagni nella terra o sabbia umida rossastra. La presenza, in questi mucchi di terra, di sali di ferro con cui verrebbe a contatto, gli conferirebbe quindi la particolare pigmentazione.
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Il gipeto vive fino a 25 anni in natura, raggiungendo i 40 in cattività. È sessualmente maturo intorno ai 6/7 anni di vita, ed ha un ciclo riproduttivo lungo, che inizia in autunno, stagione in cui si occupa di preparare il nido. Il gipeto è monogamo e depone le uova fra gennaio e febbraio. In genere ne vengono deposte un paio, a distanza di 4/7 giorni una dall'altra. Subito dopo, la femmina inizia la cova, che dura un paio di mesi. Il maschio le fornisce saltuari cambi, per un paio di ore al giorno.
Gipeto - Diego Bonafé
Le uova si schiudono in marzo, quando dalla neve riemergono le carcasse degli animali selvatici morti e vi è quindi cibo per i piccoli. Piccoli che si distinguono subito per il fenomeno del cainismo, che fa sì che il primo nato domini sul secondo, costringendo spesso il fratello minore a morire di stenti. Un fenomeno di supremazia diffuso tra rapaci, anche quando il cibo sia abbondante per entrambi.
I pulcini diventano completamente autonomi tra i due ed i 5 mesi di vita, benchè siano già potenzialmente indipendenti, anche nel reperimento del cibo, ben prima di tale data. Le stime indicano una presenza mondiale di circa 50 mila esemplari di gipeto, suddivisi nelle varie zone montane e rocciose.
Nelle Alpi, dove il gipeto si era estinto nei primi anni del XX secolo, si è provveduto negli ultimi 20 anni ad un progetto europeo di reintroduzione che ha interessato Italia, Francia, Svizzera ed Austria. Attualmente in valle di Susa il gipeto non nidifica, ma proprio in questi giorni l’ente Parco Alpi Cozie ha riscontrato la presenza di un esemplare. Quindi c’è la possibilità di scorgerlo in volo nel cielo del nostro territorio: aguzzate la vista!
Gipeto in Valle di Susa - Dante Alpe