Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Fino a qualche anno fa in Piemonte il termine “Catalogna” era il vocabolo normale usato per indicare una coperta di lana, così come lo era in Francia (“Castelogne”), e in Provenza (“Catalougno”).
Ma perché le coperte si chiamavano così? Semplicemente perché in Catalognanel ‘600 nacquero le prime coperte di lana. Prima di allora, le persone cercavano di ripararsi a letto dai rigori invernali usando pellicce o trapunte imbottite di ovatta.
A differenza di oggi, queste prime coperte erano tessute con filati molto spessi di lana d’agnello cardata. Erano quindi di colore bianco, e con un aspetto più “rustico” di quelle di oggi.
Gli artigiani tessitori di Barcellona fecero la loro fortuna con queste coperte, ma già nel XVIII secolo altri artigiani tessitori della zona di Montpellier avviarono una produzione similare.
Questa coperta costituisce una delle voci del "Dictionnaire Universel de Commerce, d'Histoire Naturelle, & des Arts & Métiers" di Jacques Savary des Brûlons, pubblicato postumo a Parigi nel 1723, dieci anni dopo la morte dell’Autore: «Castelogne, couverture de lit faite sur metier des tisserans…».
Questo Dizionario ebbe successo in tutta Europa; dopo l’edizione in inglese, stampata a Londra nel 1751, si ebbe anche un’edizione italiana, stampata a Venezia nel 1770. Dall’edizione italiana, traduzione pedissequa dell’edizione francese, leggiamo:
“Castalogna” o “Catalogna”, coperta da letto fatta da tessitore con lana finissima. Il signor Furetier e il signor Corneille pretendono che tal nome discenda da “Casta-Lana”, che significa la lana degli agnelli, della quale queste coperte, com’essi dicono, sono state per lo più fabbricate.
Ma gli Artefici, senza cercar tanto per il sottile dell’etimologia della parola Castalogna, credono che quelle coperte, le quali presentemente si fabbricano quasi tutte in Francia (le migliori vengono da Montpellier) vi sieno state imitate da quelle che tempo fa si fabbricavano in Barcellona e in molte altre città della Catalogna, e vi sono per anche molti Artigiani, che le chiamano costantemente col loro antico nome di Catalogne.
Nel 1783 Maurizio Pipino pubblicava a Torino il suo vocabolario, riportando “Catalogna” come voce corrente della lingua piemontese. Lo stesso avveniva nel 1828 , nel “Dictionnaire classique de la langue française” di Antoine de Rivarol”, con la voce «Castelogne = Couverture de lit, de laine fine».
E per ultimo, “Lou Tresor dóu Felibrige ou Dictionnaire Provençal-Français, embrassant les divers dialectes de la Langue d’Oc moderne”, di Frédéric Mistral, del 1878, nel quale la “Catalougno” era la «Couverture de laine, qu’on emportait de ce pays»..
Jacques Savary des Brûlons, "Dictionnaire Universel de Commerce, d'Histoire Naturelle, & des Arts & Métiers"
Voce “Castalogne”, in "Dictionnaire Universel de Commerce, d'Histoire Naturelle, & des Arts & Métiers, contenant tout ce qui concerne le commerce qui se fait dans les quatre parties du monde, par terre, par mer, de proche en proche, & par des voyages de long cours, tant en gros qu'en détail: l'explication de tous les termes qui ont rapport au négoce".
Voce “Castalogna”, in Jacques Savary des Brûlons, “Dizionario di Commercio dei signori fratelli Savary, che comprende la cognizione delle merci d'ogni paese; ovvero i principali, e nuovi articoli risguardanti il commercio (…) Accresciuto di varj importantissimi articoli, tratti dall'Enciclopedia, e dalle Memorie dell'accuratissimo monsieur. Garcin, ec. In Venezia, 1770, presso Giambattista Pasquali.