Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Tutti a prestare attenzione alle predazioni del lupo e, nel frattempo, ritorna anche la lince: risale a qualche anno fa la segnalazione, in quel di Bobbio Pellice, dell’uccisione di due capre, avvenuta ad opera di questo animale.
A novembre 2022 un esemplare di lince è stato per la prima volta fotografato in Valle d'Aosta da alcuni cacciatori della zona di Brusson (in Val d'Ayas). La presenza della lince in zona era già stata segnalata in diverse occasioni, ma non era ancora stato possibile averne testimonianza.
L'esemplare avvistato - spiegano dall'assessorato regionale all'Agricoltura e risorse naturali- proviene con buona probabilità dalla vicina Svizzera: secondo l'ultima stima della popolazione, effettuata nel 2018, sul territorio elvetico erano presenti 254 linci (subadulte e adulte) delle quali 75 nel Jura e 179 nelle Alpi.
Eppure sembrava estinta nelle nostre zone, come racconta un’ampia documentazione. Ma da qualche anno anche dal dipartimento di Agraria e Medicina Veterinaria dell’Università di Torino giungono notizie diverse. Un progetto sperimentale per il monitoraggio e la sorveglianza dell’animale, avviato nel 2015, ha monitorato una dozzina di segnalazioni provenienti da Valle di Susa e Val Chisone.
L’indagine non proseguì, ma e possibile che l’animale abbia continuato a scorrazzare sul territorio.
“Non abbiamo prove – precisano alcuni guardaparco del Parco Orsiera Rocciavrè – della sua presenza sulle aree da noi monitorate. Non ci sono mai stati avvistamenti documentati con certezza, e l’eventualità che sia passata in zona non è suffragata da segni tangibili quali il rinvenimento di impronte. Tempo addietro ci era stato segnalato che fosse stata scorta sulla strada che saliva a Città di San Giorio, ma non fu mai dimostrato. Abbiamo da tempo in gestione il Sic (ndr sito di importanza comunitaria) del Rocciamelone e nemmeno in quel contesto l’abbiamo mai avvistata”.
Un tempo, la lince era presente in tutta Europa. A partire dalla metà del XX secolo si è via via estinta sia nel centro che nell’occidente europeo ed a tal proposito si è proceduto con delle reintroduzioni mirate nell’ambiente. Si tratta di un grande gatto selvatico, dalle dimensioni simili a quelle di un cane di taglia media, come può essere ad esempio un pastore tedesco. Rapidissima negli spostamenti, ha un peso che oscilla tra i 25 ed i 33 kg, con un’altezza, al garrese, di circa 70/80 cm, per una lunghezza complessiva che va da un metro e 10 centimetri a 150 centimetri.
Particolarmente agile, il che le facilita la caccia, si caratterizza per un mantello che cambia colore dal grigio scuro al bruno rossiccio, con due folti ciuffi di pelo sulle guance che paiono delle basette. Anche le zampe, dotate di aguzze unghie retrattili, sono molto pelose: ciò le consente di camminare con scioltezza sulla neve e di avvicinarsi silenziosamente alle prede. Fornita di 28 denti, ha una coda corta che termina con una punta nera.
Vista ed udito sono eccezionali, così come la capacità di salto: riesce infatti a raggiungere i 3 metri in altezza, ed effettua balzi lunghissimi. Preda abitualmente animali di dimensione contenuta: roditori, volpi, uccelli invertebrati, ma non disdegna daini, caprioli, cervi, cinghiali, e greggi al pascolo. Mediamente, la sua vita in libertà può arrivare ai 10/15 anni.
Dopo l’attacco, la lince si nutre dei muscoli della sua preda, lasciando gli organi interni intatti. Tornerà in seguito a cibarsi dell’animale, se non disturbata, nascondendone i resti sotto le foglie. Il suo habitat ideale è rappresentato da boschi con terreni rocciosi: l’areale di caccia si estende su territori ampi compresi tra i 2/300 kmq. Si accoppia tra dicembre e marzo ed i cuccioli, in genere da 1 a 4, nascono dopo due mesi e mezzo. Sembra quasi un controsenso il termine abituale “occhio di lince” che sta a raffigurare un’ottima vista, in quanto i cuccioli in realtà nascono completamente ciechi.
Cucciolo di lince (foto Wikipedia)
Effettivamente, ad aiutarla durante la caccia, è, pur avendo una vista eccezionale, lo spiccato udito, mentre il fiuto non è particolarmente sviluppato. I cuccioli, dotati di pelliccia fin dalla nascita, hanno una crescita molto lenta, anche per quanto concerne la dentatura: per questo, senza il supporto della mamma, non supererebbero il primo inverno. Restano pertanto a lungo nella tana, dalla quale usciranno solo una volta acquisita la necessaria indipendenza.
Per segnare il territorio, che difende con caparbietà, la lince orina sui tronchi d’albero e graffia le cortecce: qualsiasi animale osi avventurarsi per cacciare nella sua zona viene attaccato. La lince non ha molti nemici: tolti i branchi di lupi, che di solito hanno la meglio su di lei in quanto la lince conduce vita solitaria (ma se riesce a mettersi in fuga su una pianta il gioco è fatto), è in competizione, per la caccia, con volpi e faine, su cui comunque primeggia.
A differenza di quanto si pensi, per il suo comportamento schivo non crea pericolo all’uomo, nei confronti del quale non sono segnalati attacchi. Può però farlo indirettamente, predando le greggi intente a pascolare. Causando in tal modo un danno patrimoniale agli allevatori che, come è comprensibile, non la vedono pertanto di buon occhio.