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Il solstizio d’inverno cade quest'anno il 21 dicembre (per la precisione alle ore 21,48), che dunque sarà la giornata più corta dell'anno: alla nostra latitudine le ore di luce saranno soltanto 8 e 45.
Il termine solstizio deriva dal latino solstitium: sol-, "Sole" e -sistere, "fermarsi”, ed il solstizio d'inverno è il momento in cui i raggi del Sole nel nostro emisfero arrivano con il massimo dell'inclinazione: quest'anno accadrà alle 11,02 di lunedì 21 dicembre, momento in cui saranno i più deboli in assoluto dell'anno.
Nel periodo che precede il solstizio i raggi del sole arrivano a noi sempre più inclinati ed indeboliti: il sole basso all'orizzonte fa sì che sul versante meridionale alcuni paesi e borgate rimangano costantemente in ombra.
Il fenomeno è particolarmente evidente in Valle di Susa, data la sua caratteristica esposizione Est-Ovest. Nei paesi del versante Sud più addossati alla montagna, Chiusa San Michele, Vaie e Villar Focchiardo, ma anche di Venaus e Beaulard (per non citare che i casi più "eclatanti"),i centri storici in questo periodo rimangono senza sole anche per parecchie settimane, mentre i paesi del versante nord al contrario restano sempre soleggiati.
Il fenomeno è evidente nella foto accanto al titolo, scattata da Stefano Cenna, dove risaltano le differenze di soleggiamento dei due versanti, quello sud in primo piano all'ombra e quello nord ben illuminato di fronte.
Dal 22 dicembre le giornate riprenderanno ad allungarsi: un evento sempre molto atteso e celebrato fin dall'antichità, e non solo dai territori "all'ombra" della Valle di Susa, vogliosi di uscire dal periodo della "brina perenne".
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Il solstizio d’inverno coincideva infatti per i romani con una festa pagana, chiamata “Sol Invictus”, nata per simboleggiare la rinascita. Era anche usanza, a cavallo del solstizio, di organizzare banchetti e scambiarsi regali come dadi, candele, libri, abiti e piccoli animali domestici. Una celebrazione che sembra dunque avere molte somiglianze con i nostri festeggiamenti del Natale.
Foto di Maria Rita Brun
Pochi sanno che la durata di questa giornata varia in base alla latitudine, e che le differenze sono notevoli anche solo tra le diverse parti d'Italia: a Palermo, ad esempio, il giorno durerà quasi 25 minuti in più che a Roma e 55 minuti in più che a Belluno.
Diversamente da quanto si crede, il solstizio d’inverno non cade sempre nella stessa data. Il motivo ha a che fare con la differenza tra la durata dell'anno solare su cui si basa il nostro calendario, 365 giorni, e quella dell'anno siderale (il periodo orbitale delle Terra) che è invece di 6 ore, 9 minuti e 10 secondi più lungo. Il nostro calendario viene dunque arrotondato a 365 giorni, lasciando però fuori ogni anno un po' più di 6 ore: un ritardo che si accumula facendo oscillare date e orari dei solstizi invernali tra il 21 e il 22 dicembre e che si recupera, ogni 4 anni, con l'aggiunta di un giorno a febbraio (anno bisestile).
Inoltre, Il solstizio d’inverno non coincide nemmeno con il giorno più freddo dell’anno: gli oceani terrestri hanno infatti la capacità di assorbire parte dell’energia solare e rilasciarla in modo graduale nel tempo, causando un ritardo tra il momento in cui il sole ci irraggia di meno e quello in cui si percepisce più freddo; nel nostro emisfero le temperature si trovano infatti al minimo tra gennaio e febbraio.
Non a caso i giorni della Merla, quelli più freddi secondo la tradizione popolare, vanno dal 29 al 31 gennaio.
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